Quando leggo un libro dovrei comprendere oltre alla storia che l’autore narra, anche la motivazione che lo spinge a raccontare in quel determinato modo piuttosto che in un altro.
Con Gianni Mura con il suo Giallo su Giallo posso dire che forse ci sono riuscita, ma il merito non è mio bensì dello stesso Gianni Mura.
So chi è perché scrive di ciclismo su La Repubblica; con la cronaca del Giro d’Italia e del Tour de France sullo sfondo sa raccontare di impressioni e di suggestive contaminazioni tra alta cucina, letteratura, musica e paesaggi.
Chi non ha il medesimo talento è accolto e accompagnato lungo il viaggio sensoriale con gradevole autoironia e raffinata passione con lo stile giornalistico ma poetico per chi sa coglierne le sfumature.
Il Giallo del titolo è la storia di due omicidi e la ricerca dell’assassino per permettere al sig. Mura di ricordare Maigret e Georges Simenon mentre si corre il Tour del 2005:
L’occasione per me di ricordare uno degli anni più belli della carriera di Ivan Basso e di scoprire tanti aneddoti sconosciuti.
Il giallo è banale ma Gianni Mura è perdonato perché grazie a lui ho gustato la cucina francese, ho sorseggiato champagne, ascoltato Edith Piaf,