Rientri a casa raggiante e allegra, affronti la strada e le curve sorridendo dopo aver partecipato ad un evento piacevole con le tue amiche e ti accorgi di aver turbato l’altra metà del tuo cielo che ora è funesta e minaccia tempesta perché non avevi afferrato che la tua serata programmata ha generato per giorni un bailamme di emozioni negative e contorte che adesso ti vengono sbattute in faccia e tu non puoi fare altro che ascoltare e domandarti, perché? E ripensi e rivivi tutto, certa di non aver frainteso.
Perché la macchina fotografica scatta e intrappola un momento reale e naturale che prima di essere eterno su carta, viene trasformato nel suo negativo e poi riprodotto, anche modificato, corretto, aggiustato, alterato. La realtà c’è ma è nascosta e quel che resta è finto oppure il suo contrario, quel negativo da cui partiranno poi tutti gli scatti a sostituire nella memoria il momento sincero e puro.
Ecco, ti rivolta in negativo tutta la vicenda che ha creato con la fantasia attraverso informazioni parziali che tu o altri gli avete fornito, il volto di una realtà che non è mai esistita se non nella sua mente e tu per fargli comprendere la tua verità, da quel negativo cerchi di ricostruire quello che invece hai vissuto tu. Non è la stessa cosa.
Ti rimane una polaroid graffiata, consumata e stinta di quello che era un bellissimo momento e che ricorderai per sempre per il colpo di coda velenoso come di uno scorpione. E attraverso quel negativo che ti brucia gli occhi, tu ora guarderai chi sei quando sei con lui.