
Mi sono svegliata sotto una pioggia fitta e fastidiosa che mi ha accompagnato ovunque, fino a entrarmi nella testa dove non è mai stato giorno. Negli occhi avevo solo il grigiore del cielo lanuginoso, guardato attraverso le gocce sbattute sul parabrezza. Poi le gocce sono cadute sullo schermo dal quale ho salutato l’Ornella che non c’è più. L’inconsistenza fatta di quello spessore denso di tristezza si è intromessa tra me e il mio cuore.
Uniche luci nel giorno spento, il mio cappellino verde che si è bagnato e con lui i miei pensieri, l’ombrellino verde che ha fatto da scudo e lo zainetto verde da mantello, ma l’umido mi ha stretto, sapevo di ferro, metallo, polvere, asfalto, acciaio liquido. Un monocolore di fredde e impalpabili gocce che mi ha strappato la mascherina, bagnata e squagliata sul marciapiede neutro, ha oscurato il mio ritorno a casa scivolando sotto la suola e aspettando un altro giorno per annullarmi ancora.
Ciao, sono Filippo Fenara di http://www.lemiecose.net, mi è piaciuto molto questo tuo breve racconto, potrei ribloggarlo mercoledì sera con tutte le dovute attribuzioni e links?
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Certo, grazie
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